sabato 16 agosto 2008

Romanzo - Pagina 2

Marco ha parcheggiato come si conviene e ora cammina esplorando questa città ignota a lui ignota.
Cerca luoghi familiari ma non ne trova.
A un certo punto però scorge da lontano quello che gli sembra essere l'edificio di una stazione ferroviaria 
non so come mi chiamo ma so che quella è una stazione... interessante
e ne viene attratto.
Controlla il suo orologio da polso: sono le 11:00.
Decide di andare a controllare e ben presto si ritrova dinanzi ad un passaggio a livello chiuso.
Un piccolo treno passa a breve velocità, essendo appena partito.

I finestrini dei vagoni scorrono, i vagoni sono vuoti, salvo che per qualche passeggero che osserva fuori distrattamente.
Riflessi del sole che rimbalzano dall'acciaio delle carrozze.
Stridii delle ruote sui binari.

Rosso.

Ha questo flash: rosso.

Un flash, un segno, è la memoria che gli sta tornando?
E' un qualcosa che si insinua dentro di lui, gli scuote lo stomaco di emozioni per pochi intensi secondi.. per poi svanire.

Cosa sarà stato mai?
Rosso.. rosso cosa poi?
Concentrati.. perchè ho pensato al rosso?

Marco è concentrato quando la barriera del passaggio a livello inizia a sollevarsi e il semaforo da rosso diventa verde..
Da rosso diventa verde..
E' lui il rosso incriminato!
Sì, ma perchè tanto clamore? Hai incrociato tanti rossi lungo la strada sinora.
Non lo so.
Allora non è il tuo rosso, addirittura incriminato.

Attraversa e si dirige verso l'ingresso della stazione, fino a raggiungere il binario numero uno.
Si guarda intorno: osserva i capi treno, osserva l'edicolante, gli addetti alle pulizie, la barista. Cerca nei loro occhi un bagliore di riconoscimento nel vederlo.. ma nulla.
Nessun cenno di saluto, nessun saluto ammiccante, niente di niente.
Si reca in bagno per sciacquarsi il viso e, nel farlo, si specchia per la prima volta.

Eccomi.
Ti piaci?
Non devo piacere a me.
Sei così indifferente a te stesso da essere giunto a non sapere nemmeno chi sei..
In effetti.

E' alto, la barba leggermente incolta, occhi marroni e sguardo sicuro. Pelle chiara, fisico asciutto. E' ben vestito, sportivo ma comunque elegante.
Sorride allo specchio. Si tocca la guancia.. sì, il tizio allo specchio è proprio lui.

Sono proprio io.

Un signore al lavandino accanto osserva di sfuggita la scena e va via evitando di asciugarsi le mani.
Marco torna al binario e osserva le indicazioni.
C'è un grosso orologio appeso al muro, sfondo bianco e lancette spesse e nere.

"E vorrò nel soggiorno uno di quei grossi orologi semplici ma eleganti tipo quelli che si vedono alle stazioni."

Hey, questo pensiero lo hai fatto nel passato.
Marco, meravigliato, cerca anche di visualizzare la persona alla quale ha detto, chissà quando, quella frase.. E' un flash, il secondo della mattina, nel giro di pochi minuti.

Sforzati.. non far svanire anche questa occasione!
Socchiude gli occhi, si concentra.. vede un carrello, un carrello della spesa sì, con delle buste dentro.
Non lo porta lui... lui è di lato.
Gira la testa e guarda in faccia la persona a cui stavi parlando!
Nel suo sogno, nel suo sforzo mentale, riesce a voltarsi: ma non c'è nessuno accanto a lui.
Nessuno a cui rivolgere quella frase.
Ci sono persone in lontananza nello sfondo ma risultano rumorosamente sfocate.
Quella frase, quel desiderio però l'ho espresso, prima di perdere la memoria.
L'annuncio metallico di un treno in arrivo lo risveglia dal torpore ma di una cosa diventa consapevole: la stazione ferroviaria non gli è indifferente.



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